Quello che sto per scrivere forse andrà controcorrente in parte degli ambienti che solitamente mi leggono ma comunque non importa. Io scrivo ugualmente. Mi riferisco alla morte di Fabrizio Frizzi e alla partecipazione corale che questa morte ha suscitato tra la gente, andando a toccare corde del cuore e creando una risonanza che ha dell’eccezionale.
I suoi colleghi e il suo pubblico sono stati unanimi nel parlare di lui come di un uomo buono, generoso, autentico che non ha mai esitato a donare se stesso come persona, prima ancora che come personaggio. Il suo sorriso é entrato nel cuore di tutti che non esitano a definirlo un sorriso vero, non un atteggiamento da telecamera.
Ho seguito in diretta il suo funerale, nella Chiesa degli Artisti i suoi colleghi erano stipati ai limiti dello spazio disponibile e chi non stava singhiozzando aveva comunque gli occhi lucidi e lo sguardo trafitto dal dolore. Oppure gli occhiali scuri. La partecipazione alla cerimonia religiosa é stata unanime e non credo che tutte le persone lì presenti fossero cattolici praticanti; eppure non uno sembrava essere lì per caso, tutti uniti all’amico che aveva apparentemente lasciato tra loro solo un corpo esanime dentro ad una cassa di legno e una fotografia sorridente.
Eppure, pur attraverso lo schermo della televisione, io respiravo quella commozione, quel dolore ma ho visto chiaramente anche una sorta di rinascita in ognuno di loro, come se stessero partecipando ad un rito collettivo di passaggio. E la folla stipata nella piazza romana sembrava amica di Frizzi come ognuna delle persone che erano riuscite ad entrare in chiesa. Ugualmente potrei dire di ognuno degli spettatori che stava assistendo alla cerimonia dal salotto della sua casa.
Perché ho parlato di rito collettivo di passaggio tra poco potrà forse essere chiaro. Ma prima vorrei dire a chi eventualmente starà pensando ” Certo, il Potere usa qualunque mezzo per distogliere la gente dalle schifezze che stanno avvenendo in politica, in economia e ovunque, anche un funerale!”..a chi é consapevole di come spesso questo purtroppo avvenga con notizie e avvenimenti che tristemente hanno anche questo ruolo, vorrei dire che questa volta questo fenomeno di partecipazione così macroscopica ha forse un diverso Senso.
La gente, il mondo, si é accorto della grandezza di questa anima semplice che, pur essendo un personaggio, si é comportata prima di tutto come persona, come essere umano; ed é infatti la sua umanità quella ha conquistato il cuore di tutti. La folla si é mossa unanime per raggiungere la camera ardente e poi il posto del suo funerale, come fossero tutti guidati da qualcosa che non era solo un desiderio di “esserci” per fanatismo, protagonismo o desiderio di emulare i volti noti della tv.
Quella folla si é mossa seguendo qualcosa che , pur non sapendo cosa fosse, sentiva essere grande e che, genericamente, ha chiamato affetto, stima, partecipazione. E che certamente é anche quesi tre aspetti che, per fortuna, il mondo non ha ancora dimenticato.
Quella folla, tutta quella gente si é accorta, se pur inconsciamente, che Fabrizio Frizzi rappresentava l’Uomo Nuovo, espressione di una nuova umanità in formazione, consapevole del proprio compito quotidiano, della propria nota da suonare. Una umanità responsabile, capace di mettere il cuore in ogni sua scelta, quindi cor-aggiosa, capace di ac-cor-gersi, di guardare la vita con gli occhi del cuore; capace di essere empatica, di comunicare ai suoi livelli interiori profondi non dalla personalità ma dall’essenza. Ancora una volta potrei dire “dal cuore”; capace di accogliere ogni persona per quello che é, senza fare distinzioni di ruolo, di potere, di “maschera”; capace di sorridere e di gioire, di dare, di ricevere, di chiedere. E tutto quello che in questi giorni ci hanno raccontato di Fabrizio non corrisponde forse a queste caratteristiche?
E’ fin troppo evidente che siamo in un momento storico di cerniera tra il Vecchio e il Nuovo Mondo, il primo fondato sul Potere, il secondo sull’Amore. Per chi mastica una rudimentale e elementare conoscenza della struttura dell’umano, potrei dire che siamo storicamente nel punto di passaggio tra il Terzo e il Quarto Chakra e che l’obiettivo della crescita spirituale dell’umanità tutta sta proprio in questo passaggio. Un passaggio che non é immediatamente evidente perché siamo tutti concentrati sui sempre più evidenti strascichi del vecchio che sembrano essere sempre più marcati. Aggressività, prepotenza, violenza, paura, potere. Man mano che questi strascichi si fanno più potenti, sempre più persone stanno scegliendo di elevare la loro coscienza verso valori ben più alti, se non altro per togliersi di dosso quella energia densa e pesante generata dalla paura, dalla separazione, dalla competitività.
Un uomo come Fabrizio Frizzi é l’emblema dell’Uomo Nuovo, naturalmente orientato verso il bene, semplicemente capace di essere se stesso al di là di ogni sovrastruttura, generoso perché le sue scelte nascevano dal cuore e non da quel calcolo che spesso costringe chi vuole il successo a farne un dio. Era capace di donare prima di tutto se stesso, il suo tempo, la sua attenzione, il suo accudimento e perfino il suo midollo osseo. Dedicava il tempo al suo lavoro perché era anche la sua passione e alla sua famiglia che teneva lontana dai riflettori, agli amici ai quali sapeva donare amore.. sapeva chiedere scusa e riconoscere i suoi errori, portava gioia e si divertiva stando totalmente “dentro” a qualunque cosa facesse.. non era un uomo speciale, era un Uomo come tutti siamo chiamati ad essere se vogliamo ridare splendore alla nostra Umanità.
E la gente questo l’ha capito, l’ha fatto suo, si é resa consapevole di tutto questo. Ora dovrà portare questa consapevolezza a coscienza e allora, forse, il cammino della Umanità nel percorso della sua crescita avrà fatto un passo in avanti. Il miracolo non é Fabrizio Frizzi, lui é solo un apripista che non ha fatto altro che essere se stesso fino in fondo; il miracolo é tutta questa gente che finalmente ha aperto gli occhi e l’ha riconosciuto e l’ha onorato. Per questo ho scritto, poche righe sopra, che forse abbiamo partecipato tutti, ieri, a un rito collettivo di passaggio. Se così fosse – ma ci vorranno decenni e decenni per capire se sto scrivendo stupidaggini o se quello che ho scritto ha un senso- il mio abbraccio amorevole verso Fabrizio Frizzi e verso chi lo ha amato da vicino é ancora più gioioso. Se fosse invece solo un vaniloquio di una attempata signora milanese scappata nel bosco, beh, il mio abbraccio sarebbe comunque pieno di riconoscenza. Fa sempre bene vedere una persona che sa essere come é stato lui fino alla fine e vedere che sono in tanti ad apprezzarlo.
Bellissimooooo brava Susanna siamo stati colpiti tutti da questa morte improvvisa e anche dalla descrizione della sua umanità fatta da chi lo conosceva
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Condivido il tuo pensiero, Susanna. Non so dire se vai contro corrente, forse no.
Le tue considerazioni mi sembrano semplici e immediate, sono anche le mie e di tanti altri, conoscenti o amici con cui facilmente si scambia qualche parola sull’argomento del giorno.
Si perché Fabrizio è stato l’argomento del giorno di questa settimana.
Nella moltitudine delle parole e dei commenti non vedo manipolazioni dell’opinione pubblica, tutto mi pare scaturito spontaneamente e con una rapidità incredibile.
Vedo, invece, come anche tu scrivi un desiderio di “nuovo” che non è nuovo.
Da un po’ di anni mi sembra di notare che ogni nuovo soggetto che si presenta al pubblico, se ha un minimo di credibilità, è subito accolto e appoggiato – è successo per diversi soggetti politici di diverse correnti – salvo poi scomparire rapidamente se il contenuto e il significato delle azioni pubbliche che compie non ricalca le aspettative.
C’è quindi, secondo me, una grande ricerca di valori perduti, Fabrizio ne ha rappresentato alcuni essenziali come l’Amicizia, il Sorriso, la Bontà.
E’ mancato all’apice della vita e della popolarità: secondo me è un dono.
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Cara Susanna, le tue parole mi trovano d’accordo e mi confortano. Non credo che avrei partecipato al funerale di una persona che non conosco personalmente, e ho trovato esagerate le lacrime di chi lo sentiva “di famiglia” attraverso uno schermo, ma è vero che anch’io mi sono commossa per la fine prematura di un uomo buono, generoso, coraggioso, che ha saputo accettare serenamente, e non rabbiosamente, la malattia. Non se ne può più di tanta aggressività e volgarità, e mi auguro davvero che sia stato un primo esempio di qualcosa che sta arrivando, e di cui abbiamo bisogno. Speriamo.
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Stamattina io ho letto un articolo in cui una giornalista diceva che ora la Rai lo piange ma tempo fa lo aveva escluso da molti programmi importanti ( compreso Sanremo) perchè non era raccomandato. E lui si è accontentato e non ha mai fatto parola su questo, nella sua onestà. Io non guardo la tv e non seguo i quiz però mi è dispiaciuto sapere che una persona viene scartata perchè non ha la raccomandazione. In Italia non conta il talento.
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saremo due attempate,cara Susanna,ma io ho sentito quelo che hai sentito tu
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