Ho seguito la prima serata di Sanremo e credo che questa sera ripeterò l’esperienza. Oppure il rito. Si, perché guardare Sanremo era un rito che noi bambini degli anni cinquanta-sessanta avevamo caro e quasi sacralizzavamo, visto che, oltre a Carosello, era l’altro avvenimento cui i genitori ci permettevano di partecipare. E’ diffusa l’opinione che io parli sempre bene di tutto e di tutti e in un certo senso è vero ma non perché io “sia di bocca buona” (in realtà non lo sono per niente) ma perché è nella mia natura sottolineare i punti di forza, tanto a quelli di fragilità ci pensano gli altri, più adatti di me. E il vero punto di forza di questo Sanremo è Michelle Hunziker, così piena di vita, così professionale, così positiva, così capace di prendere in mano la situazione, di improvvisare, di rispettare tempi, scalette, contenuti. Ma il resto, quello no, non riesco a comprenderlo se non immaginando che l’avvenimento televisivo italiano più seguito nel mondo voglia essere una ripicca culturale ed esistenziale. L’ultima ripicca prima del crollo prima di una futura immaginaria “inqualchemodorinascita”. Perché parlo di ripicca? Il mondo che si muoveva intorno a Michelle era uno sgarbo che nascondeva una serie di risentimenti, inconsci o consci non lo so. I due uomini, Baglioni e Favino, due vallette senza personalità, senza presenza, senza “parola”, là dove per parola intendo sostanza. Quasi la parodia al maschile di certe vallette che si sono succedute su questo e altri palchi. E pensare che sia l’uno che l’altro di sostanza ne avrebbero, non importa che non siano capaci di fare i conduttori, questo è meno importante. Di più lo è che non si siano mostrati capaci di portare sostanza. E pensare che uno ha scritto tra le più belle canzoni della mia giovinezza e l’altro è un bravissimo attore e credo anche colto. Per non parlare di Fiorello che di sostanza normalmente ne ha. Ieri sera no. Non posso pensare che siano state scelte loro. Non posso. La gag di Fiorello su “Chivotachi” era senza senso e da nave di crociera. Perfino la telefonata della Pausini era stantia e svuotata e la loro indifferenza nei suoi confronti era quantomeno imbarazzante. E allora che senso potrebbe avere questa ripicca, unita anche alla presenza di cantanti un po’ tanto vecchiotti e rifatti che sembravano sciogliersi, dal trucco e dai visi sfatti e dalle canzoni datate? Forse l’ultima farsa di una società in disfacimento, espressione di quella decadenza che anticipa ogni crollo del vecchio per fare posto al nuovo. Cipria, merletti, parrucche coi riccioli, ceroni che , sciogliendosi, anticipavano la fine di un’epoca alla corte del Re Sole padrone del mondo, non erano diversi da questa prima serata di Sanremo e i nobili che fingevano una vita di lusso, pur dipendendo dai sussidi reali, non ricordano i nostri artisti della tv che forse molto liberi non sono? Ma, se andate a rileggermi cinque righe più in su, trovate il mio solito punto di luce: quando il vecchio si scioglie come i loro visi rifatti e di disgrega come la loro “parola” è per far posto al nuovo. Vado a vedere la seconda serata, sono in ritardo.
Sanremo e il Re Sole
Pubblicato da Susanna Garavaglia
Ho scritto qualche libro, tutto il resto che ho fatto, tutto quello che sono stata per il pubblico, appartiene al passato. Se servirà per comprendere il presente, salterà fuori di nuovo. Altrimenti é stata comunque una bella serie di esperienze. Mostra tutti gli articoli di Susanna Garavaglia