Riccione. Circolano file audio con ripetute profferte sessuali di un un professore ad una allieva quindicenne. Roma. Un docente di un noto istituto privato é accusato di violenze sessuali a un’allieva quindicenne e non esita ad ammettere la loro relazione. Dicono che questo secondo professore si fosse sempre occupato dei ragazzi a trecentosessanta gradi. Un uomo che, quindi, godeva della fiducia di allievi, colleghi, genitori. E chissà quante altre storie simili , magari insabbiate, minimizzate, in qualche modo superate si sono intrecciate nel tempo. E spesso si dice che “la ragazza era consenziente”, che quella tra i due era una vera e propria relazione, che i due erano innamorati l’una dell’altro. Non ho dubbi a credere che in una situazione di questo tipo le giovani ragazze fossero innamorate o, per lo meno, infatuate: avere le attenzioni di un uomo maturo é già di per sé motivo di esaltazione, di emozione, di improvviso orgoglio egoico. Tre elementi che, insieme al bisogno di sentirsi amate e ai primi intensi richiami sessuali, possono far cadere nell’innamoramento.. Se poi l’uomo in questione é un proprio docente, allora l’ego fa un’abbuffata di vitamine d’amore perché ci si sente davvero speciali, lusingate, accolte. La ragazzina é assolta. Ma lui? Un professore non é un dispensatore di nozioni, non é la versione umana di Wikipedia, non ha soltanto il compito di erogare la sua materia; un professore é una persona speciale perché gli viene affidata la formazione dei suoi allievi e tutto quello che dice e che fa deve essere rivolto alla loro crescita. Quando insegnavo molti miei allievi, maschi o femmine che fossero, si sono visibilmente innamorati di me, qualcuno me lo ha confessato, altri si sono tenuti questo segreto gelosamente custodito ma incautamente affidato a quei loro sguardi adoranti. Ma io sapevo che anche questo faceva parte del gioco della crescita e mai mi sarebbe venuto in mente di scambiare la loro infatuazione con il reale desiderio di una relazione. Né, tantomeno, mi sarebbe venuto in mente di assecondarli. Certo, quello che provavano doveva rimanere un loro bellissimo sogno che li ha fatti crescere anche attraverso la evidente impossibilità di questo rapporto che era comunque un’unione fertile, ma a ben altri livelli. Un docente non può permettersi di intrecciare una relazione sessuale con una sua studentessa quindicenne ma nemmeno diciottenne e il mondo deve smetterla di dire che lei era consenziente. Questo mondo che vive così in superficie e si accontenta di blablare dimenticandosi di pensare, dovrebbe rendersi conto che la relazione studente-docente ha in sé una sacralità etica in cui, nel caso di un rapporto sessuale, appare chiara la distinzione tra essere consenzienti o essere plagiati. E’ molto facile rischiare di plagiare quando si ha un ruolo che potrebbe sfociare nell’esercizio del potere; é più difficile ma molto più sano essere autorevoli piuttosto che autoritari ma, molto spesso, i docenti meno autorevoli tendono ad imporre con la loro autorità e il loro potere anche il plagio. L’uomo é troppo spesso immaturo e per la sua immaturità dovrebbe essere protetto da se stesso per riuscire attraversare il campo minato della sua inconsapevolezza senza fare troppi danni. Ma, si sa, l’inconsapevolezza é mancanza di coscienza: per insegnare non si dovrebbero affrontare concorsi fatti di nozioni ma ritiri fatti di contatto silenzioso con la propria dimensione profonda. Solo così ci si potrebbe rendere conto della propria vocazione che, magari, non é quella del docente ma quella del latin lover. E, forse, il mondo avrebbe bisogno di qualche sano latin lover in più ma certamente non ha bisogno di altri docenti frustrati.